Un vero copywriter non conosce pause.
Soprattutto se lavora per Pitagora Fantasiosa, la più grande agenzia di comunicazione di Trento. Ne sapeva qualcosa Kety, costretta a sfornare uno slogan di Natale per il solito cliente esigente e ritardatario, giusto il giorno dell’antivigilia.
Deglutì, la gola secca per il riscaldamento.
La festa dell’azienda impazzava al secondo piano, fra musica, vino e risate.
E questa era davvero una tortura.

In primo luogo perché lei ci lavorava al secondo piano, in secondo perché aveva lasciato la porta aperta, per un comprensibile quanto masochistico desiderio di partecipare. E, in accordo al vecchio adagio che non c’è due senza tre, il terzo motivo è che non si era ancora ripresa dalla sbronza colossale della festa di Natale della sera prima.

Quel giorno si aspettava di dover lavorare, o almeno di simulare una via di mezzo fra il tentativo di impegnarsi e un consistente senso di assopimento. Quello che non si aspettava era di dover lavorare quando gli altri festeggiavano.
Invece BranDman, luccicante più che mai nella sua calvizie Calvin Klein, aveva radunato tutti, aperto bottiglie di spumante e acceso lo stereo a palla.
Kety vide l’Uomo che Sorride improvvisare un passo di danza e stappare la quarta o la quinta bottiglia di Vino rosso Gran Masetto, arrivato direttamente dalle Cantine Endrizzi.

«Il lavoro dev’essere una passione!» le aveva detto lui pochi minuti prima «E Natale è un’occasione unica per il marketing. Dacci dentro!»
E aveva sorriso, il bastardo!
Kety giurò che non sarebbe finita così.

6 dicembre
6 dicembre