Dal diario di Alyss
Il mare non mi è mai mancato così tanto.
Sto da sei mesi fra queste montagne e già vorrei tornare.
Qui sono tutti pazzi.
Dopo Natale è scoppiato il finimondo.
Il sito dell’agenzia di comunicazione è sparito dalle pagine di Google. Si è parlato di un licenziamento.
E infine, la mia collega è stata ammazzata.
La polizia è arrivata e ha messo tutto sottosopra. Siamo stati interrogati e perquisiti.
Come se non bastasse la storia dell’omicidio, sono girate strane voci su di un quadro di Modigliani rubato due anni fa dal Museo d’Arte Moderna di Parigi.
L’Uomo che Sorride è rimasto per ore chiuso nel suo ufficio, coi poliziotti che lo torchiavano.
E quando è uscito, per la prima volta da quando sono qui, non sorrideva più.
E questo ha fatto paura a tutti.
Ci ha riuniti, ha fatto un lungo discorso su cose che non saprei ripetere. Sentivo solo un grande vuoto in quel momento e nessuna parola avrebbe potuto riempirlo.
Gli altri non stavano meglio di me. Volti contriti e spaventati, gente che singhiozzava, persone che continuavano a fissare le pareti.
Peggio di così cosa ci poteva accadere?
Anche il capo era stanco, frustrato, spaventato e rabbioso.
Eppure, ci ha guardati in faccia uno a uno con fermezza e ci ha lasciati con una domanda, una domanda rimasta in sospeso nella mente di tutti, per giorni.
Una domanda che ancora non ha trovato risposta:
«Chi diavolo è Luc Martens?»
