«Per me è peggio essere licenziata, che una penalizzazione di Google.» sussurrò Mariela dopo avere raggiunto DiDì in pausa caffè.
Aveva ragione.
Davanti alle cialde fumanti della macchinetta non si parlava d’altro. E fra una tazzina di caffè e una brioche, l’atmosfera era incandescente.
«Forse al capo i tatuaggi non piacciono.» stava dicendo Programmatore1, indicando Jordi e Kate «E voi due piccioncini ne avete fin troppi.»
«Non stiamo insieme.» disse Jordi «Ho una ragazza in Austria.»
«E altre venti in giro per l’Europa!» rise Programmatore1.
La ragazza invece si piazzò sotto Programmatore1 e lo squadrò dall’alto in basso, anche se, in effetti, vista l’altezza dell’uomo era più corretto dire il contrario.
«E tu allora?» chiese «È stato assunto un nuovo programmatore. Questo non ti dice nulla?»
Programmatore1 si grattò la testa, senza capire dove volesse arrivare la ragazza.
«L’ho assunto io. L’azienda è anche mia. Mi sembra un po’ difficile pensare di essere sostituito dalla persona che ho scelto io stesso.»
«Chi lo sa?» replicò la ragazza «Magari l’Uomo che Sorride se l’è presa per quella storia del quadro che non volevi fargli acquistare, no?»
Programmatore1 alzò le braccia al cielo.
«Come fai a sapere questa storia? È roba vecchia di secoli! Da chi l’hai saputo? Chi è che spiffera qui?»
BranDman gli diede di gomito.
«La racconti sempre tu, ad ogni festa in cui ti ubriachi» gli sussurrò «Forse dovresti pensare di diventare astemio…»
«E va bene!» rispose lui sbuffando «E comunque è stato tanto tempo fa. E poi fu colpa sua. Voleva usare la partita IVA dell’agenzia per comprare un quadro…di dubbio gusto tra l’altro!»
«Ragazzi, non è il caso di scannarci» intervenne DiDì, che ne aveva abbastanza di tensione per quel giorno «Non sappiamo nemmeno se la storia del licenziamento è vera.»
«Infatti. Chi ne ha parlato, eh?» volle sapere Programmatore1 «Fuori il nome!»
«Tu!» risposero gli altri programmatori.
Un coro di facce accusatorie si voltò verso di lui.
«L’ho sentito dire dalla Kety» si giustificò.
«Tutto questo non ha senso!» disse DiDì «Sentite, l’unica cosa certa è che qualcosa di strano sta accadendo. L’Uomo che Sorride oggi ha la porta chiusa. Sapete tutti cosa significa.»
Calò un silenzio di tomba.
In quella passò Stagista con una brioche in mano. Per evitarlo, la ragazza urtò BranDman e gli rovesciò il caffè addosso.
«La mia t-shirt di Armani in puro cachemere!» ringhiò lui, scappando in bagno per evitare la catastrofe.
«Dovremmo sentire Kety e vedere cosa dice» continuò DiDì «Qualcuno l’ha vista?»
Il secondo urlo della giornata li colpì all’improvviso. Veniva dal bagno. Ed era ben più terribile di quello precedente.
Davanti alla porta, in piedi, immobile, BranDman stringeva in modo convulso la maglietta macchiata di caffè.
DiDì sperava che le emozioni della giornata fossero finite, ma si sbagliava.
Abbandonato in terra, in un lago di sangue, il corpo esanime della copywriter di Pitagora Fantasiosa sembrava una bambola rotta.
Kety era morta.

0 commenti
ciao kety…
Povera ketyyyyyy!!!
Noooooo dai, … maledetti!
Poi rivivisce, vero?
Lo so, è dura, ma devi fartene una ragione…
olè