Quando scrivere bene fa la differenza, anche sul web.

Fino a poco più di un anno fa, Matteo Bussola era “solo” un disegnatore della Casa Editrice Bonelli. Un fumettista, per intenderci. Padre di tre bambine piccole, aveva scelto di lasciare un lavoro sicuro come architetto per dedicarsi alla sua passione e al suo talento.

MatteoBussola

Un giorno la più grande delle sue tre figlie gli chiese di avere un autografo di Fedez. Da lì, come scrive lui stesso sulla sua pagina FB oggi seguita da più di 50.000 persone, è partita l’onda. Un’onda che è cresciuta così tanto che in breve Einaudi Stile Libero gli ha proposto di pubblicare un libro, Notti in bianco, baci a colazione, che è una selezione dei suoi post su FB dedicati alla sua vita di padre con le sue tre bambine.

Vogliamo raccontare questa storia per due motivi: perché Matteo Bussola sarà giovedì a Trento, a presentare il suo libro; e perché questa storia ha molto da insegnare a chi, come noi, si occupa di comunicazione.

Perché quello che è successo a Matteo Bussola ci dice come saper scrivere, e saperlo fare bene, fa la differenza. Anche sul web, anche sui social network. I post che Matteo Bussola scriveva, prima di contattare Fedez attraverso FB, e ricevere gli 11.000 like che lo hanno reso all’improvviso virale, erano e sono scritti bene.

Poi certo, c’è sempre un alone di imperscrutabilità nel perché qualcosa un giorno, a una tal ora, diventi improvvisamente virale. Ma sotto sotto, in questo caso, c’è l’abilità di uno scrittore che fino a quel giorno non sapeva di esserlo e si limitava a raccontare episodi di vita vissuta con le sue bambine. Che, dall’alto dei loro 2, 5 e 8 anni, gli ponevano quelle domande sul senso della vita e delle cose che solo i bambini sanno porre.

Ma che Matteo Bussola ha saputo ascoltare e riportare, usando la sua pagina FB come una finestra attraverso cui farci sbirciare dentro casa sua; con la schiettezza di un linguaggio sempre diretto e colloquiale, ha oltrepassato il web ed è arrivato sulla carta, dove la sua scrittura asciutta ma mai banale ha trovato un supporto altrettanto valido.

Poi certo, l’editor ha dovuto disboscare “una foresta di virgole” (cit. Matteo Bussola); ma alla base, per funzionare e durare nel tempo e crescere ogni giorno di più, c’era una scrittura che continua a emozionare.

E così, in un circolo virtuoso che ci dimostra come web ed editoria tradizionale possano ancora trovare un punto di incontro per camminare insieme, sostenendosi a vicenda, i fan di FB sono diventati lettori, e i lettori sono diventati fan di FB. Che ora reclamano, giustamente, un secondo libro.

matteo bussola

Camilla