La notizia è ufficiale da giorni, Facebook è pronto a introdurre il DISLIKE BUTTON. Dopo anni di ripensamenti, indecisioni e richieste da parte degli utenti, Zuckerberg & soci hanno annunciato la novità: un NON MI PIACE? No, un simbolo grafico per esprimere un’emozione triste, un disagio, un sentimento di malinconia. La dichiarazione precisa di Zuckerberg è questa: “Un ‘like’ non è sempre appropriato per tutti i tipi di post, come ad esempio quando gli utenti vogliono esprimere empatia per una notizia negativa o un evento drammatico.”
Il DISLIKE BUTTON ai nostri occhi diventa un corrispettivo della ricerca semantica di Google. I testi devono essere scritti per i lettori, non per il motore di ricerca. Il pollice verso deve aiutare gli utenti di Facebook a esprimere emozioni e non a influenzare il ranking di Edge, o meglio, la diffusione e di conseguenza il presunto ROI di un determinato post.
A noi interessano entrambe le dimensioni, sociale e commerciale, ma preferiamo concentrarci sulla seconda, perché sulla prima è già stato scritto molto in questi giorni.
Pare che il “bottone emotivo” sia destinato ai profili degli utenti e non alle pagine business. In perfetta coerenza semantica googleiana, sembra che Facebook possa farlo comparire solo nei casi specifici di eventi drammatici e notizie negative. La frequenza dell’utilizzo del “mi dispiace” diventa quindi un ottimo strumento per la targetizzazione e la profilazione degli utenti. Più alto è il livello di empatia, migliore sarà la corrispondenza degli annunci commerciali pubblicizzati sul loro stream e migliore sarà il ranking dei post più o meno piaciuti.
Questo significa che il bottone “mi dispiace” destinato agli utenti ha comunque una valenza commerciale e a favore delle pagine business. Le attività commerciali sapranno non solo che cosa ci piace ma anche cosa ci com-muove. Il dislike è decisamente un indicatore più “grezzo” di un’analisi testuale del commento, ma è immediato e quantitativo. La degenerazione massima della nuova introduzione potrebbe essere una situazione di questo tipo: nello stream di un utente con tendenze EMO che preferisce il dislike al like, potrebbe comparire un annuncio sponsorizzato di uno studio di psicoterapia o di alcuni speciali farmaci. La buona pratica? Nella prossima puntata…