Kety vide l’Uomo che Sorride tirar fuori il telefono da una tasca e osservarlo con espressione contrariata.
Il capo di Pitagora si alzò in piedi di scatto e si diresse verso la porta d’ingresso a grandi falcate.
Il sorriso era scomparso. Al suo posto c’era un’espressione tesa che Kety non aveva mai visto sul suo volto prima di allora.
Provò una certa soddisfazione nel pensare che anche l’Uomo che Sorride aveva delle grane quel giorno. Sperò che fossero grandi almeno la metà delle sue.
L’uomo rimase qualche secondo a confabulare sulla soglia. Kety si alzò dalla scrivania, si accostò all’uscio del suo ufficio e sbirciò fuori, incuriosita.
Riuscì a cogliere solo alcune frasi: un “certo che mi interessa quel ritratto!” e “ti ho detto di non chiamarmi qui!”, prima che il capo uscisse in corridoio e si chiudesse la porta alle spalle.
Nessuno parve accorgersi di nulla. Kety intravide la sagoma di Stagista, ma fu solo per un momento.
Scosse il capo con rabbia. Era stanca e stufa e aveva la gola secca.
Decise di non pensarci e tornò a immergersi nel lavoro. Avrebbe trovato un claim fantastico, una genialata alla Iabichino. E poi si sarebbe sbronzata come si deve!
L’ultima cosa che le parve di vedere, prima di chinare la testa sul PC, fu la tanica di Coca-Cola fresca da frigo, incredibilmente lasciata incustodita in cucina, che le strizzava l’occhiolino.

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PIRATA GEORG